Politica

Troppe assenze consiglio
provinciale in tilt
Arriva la “maggioranza variabile”

Nel giorno della legge “svuota-province” varata dal Governo, il consiglio provinciale ha rischiato di anticipare i tempi e far  terminare da subito il mandato Salini. Il presidente è invece stato chiaro: “Io non mollo”, ha detto in riferimento all’eventualità che le crepe nella maggioranza di centrodestra potessero far precipitare la situazione verso il commissariamento. Il numero legale infatti non c’è stato nel consiglio che avrebbe dovuto approvare l’introduzione degli adeguamenti tariffari per il servizio idrico con valenza retroattiva (imposizione dell’Autority dell’Energia) e soprattutto varare la variante al Ptcp con ammorbidimento dei vincoli all’estrazione di argilla nel Pianalto della Melotta. Assenti (giustificati) Agazzi, Bertusi e Zaghen del Pdl; Gelmini, Barbati e Zanisi della Lega Nord.

I consiglieri del Pd fuori dall'aula

Ma stavolta a non prestare soccorso alla maggioranza come avvenuto in altre circostanze sono stati i consiglieri del Pd, usciti in blocco, inizialmente solo in attesa che arrivassero i ritardatari e poi rimasti fuori definitivamente. Assente anche (ma lo si sapeva) l’Udc Giuseppe Trespidi; uscito dall’aula Giuseppe Torchio (Lista Civica Torchio presidente). Sono invece rimasti Giovanni Biondi e Massimo Araldi. Dieci minuti di sospensione e offerta (rifiutata) dell’assessore Filippo Bongiovanni adAndrea Virgilio, Pd, a riprendere i lavori saltando lo scoglio dei primi due punti (acqua e Ptcp con piano cave). In conclusione il presidente Salini ha chiesto come prevede il regolamento la riconvocazione del Consiglio in seconda seduta, cosa che avverrà probabilmente martedì prossimo. Salini ha però tratto le conseguenze politiche della situazione: “I fatti di questi giorni -ha detto – dimostrano i punti di fragilità di una parte importante della minoranza, serve un’autocritica generale, anche in maggioranza. Dobbiamo prendere atto che i contenuti del programma di questa amministrazione dovranno di volta in volta tenere conto di chi li sostiene. In questi quattro anni abbiamo dovuto adeguare il nostro programma ai cambiamenti socio-economici. Non sempre  siamo riusciti ad accogliere i suggerimenti della realtà, molte volte abbiamo saputo mettere in atto una positiva  flessibilità. Oggi però siamo arrivati sul punto finale di questa flessibilità.” Salini ha apprezzato la forma di  ”opposizione moderna”, così l’ha definita, messa in atto da quella parte della minoranza rimasta in aula e alla sua maggioranza ha detto che “il programma di governo deve essere adeguato. Nasce una maggioranza variabile definizione che non mi piace ma che rappresenta una sfida che dobbiamo accettare”.

Da parte sua Biondi ha confermato la disponibilità a sostenere di volta in volta il centrodestra: “Ok a una maggioranza trasversale. Perchè non poterlo fare qui se lo fanno a Roma? E anche a livello locale,  qui da noi, sulle nomine, c’è stata”.

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Ad avvio seduta c’era invece stata la netta presa di posizione del capogruppo Pd Virgilio: ”Un conto – ha detto in riferimento alle tante assenze –  è il senso di responsabilità della minoranza, altra cosa è svolgere un vero e proprio ruolo di supplenza. Noi non vorremmo partecipare ai lavori, restiamo  in attesa che la maggioranza assicuri il numero legale”. Cosa poi non avvenuta.  Da parte sua Giuseppe Torchio, prima di uscire a sua volta,  ha paventato il rischio grave che una crisi politica in questo momento possa avviare un commissariamento  e togliere ai cittadini il diritto a un territorio governato da chi è stato democraticamente eletto.

La situazione in casa Pdl è stata icasticamente sintetizzata da Massimo Araldi: “Faccio una fatica incredibile a capire questa situazione. Se usciamo, a favore di chi sarebbe? Le assenze della maggioranza sono legate ad un evidente disagio. Far mancare il numero legale per consentire una resa dei conti nella maggioranza, non mi piace. Questa maggioranza sta dimostrando l’inconsistenza del progetto berlusconiano di politica liberale in questo paese. Faccio omaggio all’intelligenza di Salini, ma faccio fatica a immaginare che si possa andare avanti così. Non possiamo lasciare questi ultimi 6 mesi alla balìa di guerre e faide interne.  Per quanto riguarda la possibilità del commissariamento, avendo io una scarsissima opinione della figura del commissario prefettizio, decido di restare in aula”.

Sui punti che sarebbero dovuti essere oggetto di discussione, Salini ha detto di condividere i contenuti della mozione incidentale di  Giuseppe Trespidi di fare pressioni sul legislatore affinchè venga meno l’imposizione della retroattività dell’adeguamento tariffario. E ha fatto presente che la tariffa cremonese è comunque sotto la media lombarda, tra quelle redatte  coi criteri imposti dall’autority.

Accantonata ancora una volta la discussione sull’acqua, restano i nodi tutti politici del centrodestra. Il disagio, anche da parte del coordinatore provinciale Luca Rossi è evidente e l’assenza di Fabio Bertusi, trattenuto da impegni di lavoro, è pesante in relazione a quanto lo stesso aveva dichiarato nella scorsa seduta del 19 luglio: “Mi rivolgo  al Presidente Salini, perché possa, con l’autorevolezza che lo contraddistingue, cercare da subito di imbastire nuovamente un adeguato dibattito democratico interno alla maggioranza nell’interesse di tutta l’istituzione che rappresentiamo e nell’interesse di tutti i cittadini cremonesi”. Cosa che evidentemente non è avvenuta. Il capogruppo della Lega Nord Franco Mazzocco ne ha preso atto chiedendo al più presto un incontro di maggioranza: “Non è possibile che per beghe interne, si venga meno ai propri ruoli istituzionali”.

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