successo del Galilei
Fiera e Trofeo San Lucio
Gli inattivi toccano i 62mila
per un’Europa di pace
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Dunque, dopo Giulio Andreotti, si è spento ieri a Roma un altro statista democristiano longevo (93 anni), Emilio Colombo, Senatore a vita “per aver illustrato la Patria” (nomina di Carlo Azeglio Ciampi). Era l’ultimo Padre Costituente in vita; è stato Presidente del Consiglio dei Ministri, più volte – e in diversi dicasteri – Ministro della Repubblica, particolarmente apprezzato agli Affari Esteri; aveva un profilo europeo e internazionale, essendo stato Presidente del Parlamento Europeo e dell’Internazionale Democratico-Cristiana. Fu l’ultimo laico a presiedere l’Istituto Toniolo di Studi Superiori, Ente fondatore e finanziatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; dopo di Lui il ruolo è stato affidato all’Arcivescovo di Milano, prima con il Card. Dionigi Tettamanzi, ora con il Card. Angelo Scola. Nei chiostri della Cattolica di Milano, abbiamo fatto qualche bella chiacchierata…su Cossiga Presidente picconatore – Colombo non lo capiva più -, sul sequestro e la prigionia di Aldo Moro, con Cossiga Ministro degli Interni: le mie domande sono sempre state molto educate ma impertinenti, al riguardo. Lo ritrovai a Roma, a presiedere il Congresso Nazionale del Partito Popolare Italiano, dopo le dimissioni di Martinazzoli da Segretario Nazionale e la reggenza del Presidente del Partito Rosa Russo Iervolino. Tentò di convincermi – ero delegato – a votare per Nicola Mancino, cosa che fecero Torchio, Biondi, Tolomini…, insomma tutti gli amici della Sinistra D.C. (…“ha fatto bene il Ministro degli Interni”…): non Lo ascoltai, dicendoGlielo per altro, e votai Rocco Buttiglione. Sono sempre più convinto di aver fatto bene, anche se poi quella grande storia e tradizione politica non riuscirono, in ogni caso, a salvarsi. Da Presidente del Consiglio Comunale di Crema Lo invitai a chiudere il Convegno sui 60 anni della Costituzione Repubblicana; accettò, ma la sera precedente prese freddo – a causa del maltempo -, andando a Teatro, e dovette rinunciare, con sincero rammarico. La Sua Segretaria mi diede il recapito telefonico di casa perché Lo chiamassi: voleva scusarsi personalmente. Lo feci e mi manifestò il desiderio di venire a Crema – dove era già stato da Ministro in carica – in altra occasione. Non abbiamo fatto in tempo: lo considero un vero peccato! Avere la possibilità di attingere alla testimonianza di un “cavallo di razza” della cosiddetta Prima Repubblica…ci avrebbe aiutato a riscoprire lo spessore di una classe politica con la quale i “ronzini” della Seconda Repubblica non riescono neppure lontanamente a reggere il confronto.
Antonio Agazzi
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