Cronaca

Rapinano l’Unicredit di Pandino,
e si fingono ostaggi ma vengono arrestati

Rapina all’Unicredit di Pandino. Due  persone armate di pistola giocattolo e cutter, camuffate con occhiali da sole, parrucche, guanti e borse e attrezzate di fascette di plastica per bloccare i polsi, sono entrati nell’istituto di credito di via Battisti. All’interno solo due dipendenti che minacciati hanno dovuto aprire la cassa temporizzata. Una mossa che probabilmente ha fatto scattare l’allarme che ha mobilitato le forze dell’ordine.

Immediato l’arrivo sul posto dei carabinieri di pattuglia in borghese, dei militari del nucleo operativo di Crema, di quelli in uniforme della stazione di Pandino e della radiomobile, che hanno cercato di capire cosa stava succedendo. La banca sembrava chiusa e deserta nonostante l’orario di apertura al pubblico. Erano infatti le 15,30 quando l’allarme è scattata. Anche al telefono nessuno rispondeva.

Verificato, con l’aiuto della vigilanza e con l’allarme volumetrico la presenza di persone all’interno hanno chiamato i rinforzi. Dalle stazioni di Rivolta d’Adda e Bagnolo Cremasco sono arrivati altri uomini, una ventina in tutti i militari presenti, che hanno circondato l’istituto di credito per impedire la fuga dei malviventi. Nel frattempo è arrivato un funzionario con le chiavi che ha permesso ai militari di aprire la porta e trovare quattro persone, tre uomini e una donna ammanettati con delle fascette. Uno stratagemma che i malviventi hanno messo in atto sperando, fingendosi degli ostaggi,  di farla franca. Ma qualcosa ha insospettito i carabinieri, che non si sono fatti ingannare, li hanno amanettari e condotti in caserma per gli accertamenti.

Fuori dalla banca, una Volkswagen Passat grigia rubata sulla quale è stata trovata la targa di un suv BMW. Il sospetto è che ci possano essere stati dei complici fuori. Gli autori della tentata rapina con sequestro di persona sono due noti pregiudicati, identificati in caserma. Infatti, appena fermati non hanno fornito alcuna generalità ai carabinieri. Ora sono a disposizione della Procura della Repubblica di Crema.

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