Edile, la crisi ha affossato
il settore: ‘Nel Cremasco solo
cinque aziende sane su 400″
Manca meno di un mese alla scadenza della cassa in deroga e tra l’incertezza del futuro e la crisi che morde la preoccupazione di lavoratori e sindacati cresce. Cresce in tutti i settori e in particolar modo in quello edile tra i più colpiti in questi anni dalla recessione, che non ha risparmiato neppure le aziende storiche del territorio.
“Siamo alla disperazione”, esordisce Cesare Pavesi della Fillea Cgil. Non ha altre parole per descrivere la situazione del settore nel nostro territorio: perse circa 400 aziende in provincia, da 1200 che erano iscritte alla cassa edile, ora sono circa 800. E come se non bastasse, sottolinea Pavesi, le aziende sane, cioè che in questi anni non hanno mai fatto ricorso agli ammortizzatori sociali si contano sulle dita di una mano.
“E non è – dice – un modo di dire. Delle 800 aziende, circa la metà sono cremasche, cioè hanno sede nel territorio compreso tra Rivolta d’Adda e Castelleone. Di queste 400, la metà fa ricorso costante agli ammortizzatori, quando ci sono ancora, l’altra metà chi più o chi meno ha subito la crisi. Solo cinque aziende nel territorio non hanno mai fatto ricorso alla cassa integrazione o ad altri ammortizzatori“. Il problema per tutte è sempre lo stesso: la mancanza di liquidità per pagare i dipendenti e di conseguenza i fornitori. “Il lavoro, non troppo, ma ci sarebbe anche soprattutto ora che si avvicina l’estate, ma mancano i soldi, nessuno paga più e le aziende falliscono. Ci sono operai che, nella stragrande maggioranza della imprese, non ricevono lo stipendio da mesi e con la cassa in deroga non va meglio”.
Il fatto è che se i pagamenti delle casse integrazioni nel 2012 erano a rilento, ma poi arrivavano, nel 2013, “nessuno, proprio nessuno dei dipendenti di qualsiasi impresa in cassa ha ricevuto un pagamento. La situazione è gravissima”, incalza Pavesi che da anni lavora alla Fillea Cgil e che per ora non vede via d’uscita dal tunnel per le aziende del territorio.
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