Campus del Racchetti nella scuola CL? Soluzione molto difficile
Spostare il Campus da San Bartolomeo alla scuola di Comunione e Liberazione sembra ormai una cosa poco fattibile. Al di là delle perplessità emerse al progetto da parte della Provincia di Cremona, che ha di fatto messo uno stop all’idea dell’amministrazione di Crema di utilizzare l’edificio, ormai in stallo, dopo la messa in liquidazione della fondazione Charis, sono emersi altri problemi. La questione è arrivata ieri al Pirellone in occasione del tavolo permanente costituito da Regione Lombardia, Provincia di Cremona e Comune di Crema. I tre enti si sono incontrati per discutere del futuro di quello che rischia di diventare un ecomostro abbandonato appena fuori dal centro città. Tra le problematiche emerse, l’impossibilità per gli enti locali, dovuta alla finanziaria del Governo Monti, di acquistare edifici. Questo di fatto andrebbe a bloccare l’idea di insediare il Campus del Racchetti in quell’area essendo necessario l’acquisto dell’edificio. Altro problema: i debiti. La fondazione Charis aveva per la struttura già effettuato un investimento da 16milioni di euro, la metà dei quali dovrebbe essere restituita ai creditori intervenuti nel finanziamento. Quindi per poter avere a disposizione l’immobile sarebbe necessario liquidare l’intera cifra, oppure cercare una reteizzazione o una riduzione dell’importo. Una serie di problematiche che non hanno facile soluzione. La questione non si chiude qui, ci saranno altri momenti di confronto anche perché pare che la Regione non abbia del tutto escluso l’ipotesi di realizzare lì il Campus del Racchetti.
LE PRESSIONI DI RETESCUOLE E DI MATTEO PILONI
Il timore che comunque, visti gli sviluppi, l’edificio nella ex Valcarenga possa diventare un ecomostro abbandonato cresce in città. A partire da ReteScuole che ha convocato per mercoledì 22 maggio un incontro tra tutti i soggetti, Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Movimento cinque stelle del cremasco, Partito della Rifondazione Comunista, Comitato Scuola Pubblica, che si erano messi al lavoro tempo fa, per capire, prima, come agire per far smuovere i lavori, poi come riutilizzare la struttura. “Vogliamo verificare se non è possibile usufruire anche solo di una parte dell’edificio costruito. E’ chiaro che se non si sfrutta questa occasione, alla nostra città rimarrà per sempre in eredità un mostro ed un’area devastata. Riteniamo corretto coinvolgere in questa operazione la Regione, tenuto conto anche della sua responsabilità politica passata. Nell’area che ospita l’Istituto Sraffa e il Liceo Artistico vi sono già ora enormi problemi di viabilità. L’allargamento del polo scolastico porterebbe a congestionare totalmente la transitabilità di quella zona”.
L’appello perché Provincia e Comune lavorino insieme per arrivare ad una soluzione di questa complicata partita era arrivato qualche ora fa anche da Matteo Piloni: “C’e’ bisogno di lavorare insieme per trovare una soluzione, per evitare che il plesso nell’area della Valcarenga rimanga una nave nel deserto. Il rischio c’è, e sarebbe utile che tutti si sforzassero di comprendere la necessità del rischio di vedere un colosso di cemento marcire in un’area strategica per la città, a discapito di un nuovo plesso scolastico in via Libero Comune. Al di là delle difficoltà, senz’altro oggettive, credo che sia uno sforzo di cui tutti si debbano fare carico”.
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