Grido d’allarme del Cre:
“Avanti così tra un anno
chiudiamo, servono fatti”
Il grido di dolore del Centro di incremento ippico si è levato forte e chiaro: “Avanti così tra un anno chiudiamo”. Così Alessandro Zambelli, presidente dell’associazione al termine dell’assemblea dei soci con i genitori dei ragazzi che frequentano il Cre, che riunita oggi ha approvato il bilancio. Un bilancio in deficit di circa 12mila euro, al quale si aggiunge un clima di incertezza sul futuro della Onlus stessa. “Per ora abbiamo pagato solo costi simbolici, ma se diventeranno effettivi, sarà dura. Abbiamo ora spese per 85mila euro e entrate per 73mila delle quali 29mila dalle rette degli utenti”.
“Serve un progetto ora. Una convenzione chiara che ci dia sicurezza e che determini i costi. Le istituzioni ci scrivono e ci telefonano: dal sindaco ai consiglieri regionali tutti si dicono interessati, tutti ci apprezzano e tutti dicono che faranno di tutto per non farci chiudere, ma dove sono i risultati. Sono quelli che non si vedono”. Un appello chiaro e forte a tutta la città perché si mobiliti per salvare una realtà che esiste da ben 34 anni. Dal primo sfatto di gennaio, alla dichiarazione di inagibilità della struttura, all’impossibilità di organizzare il concorso Ippico, tra le principali fonti di sostentamento del Cre, fino alla scandenza della convenzione con l’Ersaf a fine giugno, la cronistoria del Cre diventa sempre più drammatica. “Abbiamo problemi di acceso, le persone sono rimaste chiuse dentro o fuori, ci hanno messo un mese e mezzo per dare il via libera a un citofono, un altro mese servirà per metterlo. Ci hanno promesso prima delle elezioni che sarebbero intervenuti per sistemare alcuni locali, da allora ne sono passati di giorni, ma non abbiamo avuto risposte concrete. Noi vogliamo le garanzie di poter continuare, perchè se fino ad ora il Cre ha continuato a lavorare è stato grazie a chi lo ha mandato avanti nonostante i disagi. Lo abbiamo già detto anche alla Regione, chiudere un centro come questo, con 34 anni di storia sarebbe un atto criminale”, ha proseguito Zambelli.
Un appello forte per il futuro di questa realtà che vede 85 ragazzi, quattro terapiste e oltre 25 volontari dedicarsi da anni al futuro della struttura, tra le più grandi e importanti d’Europa.