‘Quattro organi
per tre organisti’: gran
successo di pubblico
Un grande successo di pubblico per una serata davvero singolare: “Quattro organi per tre organisti” non ha deluso le aspettative dei cremaschi. Ma non solo. Anche quelle di persone giunte fuori da fuori territorio. Alcune addirittura dalla Val Sabbia, nel Bresciano. Sulla pedana palco della chiesa di San Bernardino auditorium Manenti, sabato alle 21, c’erano i tre strumenti positivi: due “Tisi” e un “Tamburini”. A dar loro voce, Pietro Pasquini, Michele Barchi e Francesco Zuvadelli (autore degli arrangiamenti). Sul presbiterio, addossato alla parete di fondo, il grande organo “Antegnati – Inzoli 1886” suonato in due brani a quattro mani da Zuvadelli e Pasquini. Ospite d’eccezione, il mezzosoprano Lucia Cirillo. “Sono davvero contento di vedervi così numerosi per un concerto d’organo, nonostante questo genere di proposte incontri solitamente il gradimento di pochi eletti”. Quando Marcello Palmieri saluta il pubblico a nome del Centro culturale diocesano “Lucchi”, i quattro musicisti già hanno eseguito il primo brano. Era “Music for a while” di Purcell. Subito dopo, dello stesso autore, “Overture” (grande organo a quattro mani) e “Dido’s lament” (mezzosoprano e tre organi). Spazio poi al principe degli organisti, J. S. Bach, per il “Concerto in Re minore” nei suoi movimenti “Allegro”, “Adagio” e “Presto.” Ed ecco Handel, con la sua “Salve regina” che ha visto impegnati i 4 interpreti. Di nuovo grand’organo a quattro mani con il “Crucifixus” e “Dona nobis pacem” dalla “Messa in Si min.” di Bach. Conclusione festosa sulle note del celebre mottetto “Exultate et jubilate” di Mozart. E proprio il tema della gioia ha caratterizzato non solo il concerto, ma anche il momento liturgico nel quale si è inserito: la vigilia della IV domenica di Quaresima, che invita i cristiani a gioire per la Pasqua ormai vicina. Grande soddisfazione è stata espressa dal Centro culturale diocesano, che sta vedendo premiati sempre più i suoi sforzi dall’affluenza di pubblico così come dalla disponibilità di valenti musicisti. Il tutto, in un contesto che si regge unicamente sul volontariato (il “Lucchi” non ha nemmeno un dipendente) e sul sostegno di pochi ma sensibili sponsor: esempio di come tanta buona volontà e un pizzico di inventiva possano generare cultura di elevato livello a basso costo.
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