Cronaca

Mega-stoccaggio gas a Sergnano
il ministero dell’Ambiente
segnala rischio sismico

L’impianto di stoccaggio a Sergnano

Terremoti e stoccaggio gas. Un binomio di cui si parla da tempo, e di cui si è detto molto anche lo scorso maggio, durante lo sciame sismico che ha colpito l’Emilia. Ora l’argomento torna di attualità. A sollevare il problema è Altraeconomia, in merito alla richiesta da parte di Stogit di immagazzinare a Sergnano, già pieni al 100% un surplus di gas. Richiesta che ha ottenuto il via libera da parte di tutti i soggetti interessati, compreso il ministero dell’Ambiente, che però ha posto delle prescrizioni, una delle quali, relativa al rischio sismico. Stogit, come scrive Altraeconomia, avrebbe chiesto di poter immaganizzinare 2miliardi e 500milioni metri cubi, contro gli attuali 2miliardi e 100milioni di metri cubi stoccati l’anno. Un iter iniziato nel maggio 2011 secondo i documenti di richiesta di compatibilità e terminata lo scorso ottobre con il via libera anche del ministrero dell’Ambiente. Questo significa che nei pozzi saranno immagazzinati, come scrive Altraeconomia “fino a quasi 2 miliardi e mezzo di metri cubi di gas in sovrappressione, con un incremento di circa 350 milioni di metri cubi di gas. Significa che nei pozzi utilizzati, già al 100%, per lo stoccaggio sotterraneo verrà immagazzinato un surplus di gas”.  “Un’operazione necessaria secondo la Stogit, – aggiunge Altraeconomia – che nello Studio di impatto ambientale, sottolinea come “l’esercizio dei giacimenti di stoccaggio in condizioni di sovrappressione, prassi già consolidata a livello internazionale, è infatti ritenuta una soluzione tecnica conveniente ed efficace per conseguire un’ottimizzazione della gestione operativa, attraverso il miglioramento delle prestazioni iniettive ed erogative”. In realtà, il ricorso alla sovrappressione eviterebbe agli operatori l’adeguamento ed ampliamento degli impianti già esistenti, soggetti a lunghi iter autorizzativi. Invece, siccome non c’è tempo da perdere, si è scelta la strada più veloce. E così è stato”.

Ma con il via libera sono arrivate anche le prescrizioni. “Una tra queste prescrizioni è preoccupante, perché confermerebbe, indirettamente e per la prima volta, il rischio sismico derivante da questo tipo di attività: il ministero dell’Ambiente, infatti, dichiara che “qualora la sismicità indotta superi magnitudo 3.0 -considerando l’epicentro all’interno di un’area definita di raggio uguale a dieci chilometri attorno della testa del pozzo-, la pressione di esercizio massima e la frequenza del ciclo di iniezione e di estrazione dovranno essere ridefinite in modo da riportare la magnitudo massima al di sotto di tale valore”. Come dire, fino a una magnitudo 3.0 tutto è consentito.  Le ambizioni “gassifere” del nostro Paese passano per la Pianura Padana e dal rischio sismicità indotta rivelata dai ministeri competenti per effetto della sovrappressione, già soggetta a sperimentazione. Infatti, proprio a Sergnano, la Stogit, con l’obiettivo di provare ad immettere nel sottosuolo il 107% di gas, nel 2008 iniettò il 103%, nel 2009 il 105% e nel 2010, ancora il 103% Finita la fase sperimentale -che il Coordinamento dei comitati ambientalisti della Lombardia denuncia essere avvenuta senza informare cittadini ed enti locali-, per la quale non fu evidenziata “alcuna criticità per l’ambiente esterno”, si arrivò all’approvazione del Decreto legislativo n.130 del 13 agosto 2010, che regolamenta, tra le altre cose, lo sviluppo di nuove infrastrutture di stoccaggio di gas naturale o il potenziamento di quelle esistenti, in seno ad un incremento dell’offerta di servizi di stoccaggio”.

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