Riforme del Governo,
docenti cremaschi
sul piede di guerra
Di fronte agli ultimi interventi del Governo in relazione al mondo della scuola e, in particolare, al lavoro degli insegnanti, sentiamo la forte esigenza di avviare una discussione aperta e franca sulle effettive condizioni del nostro lavoro, con la volontà di far emergere il ‘lavoro sommerso’, che non viene mai preso in considerazione dall’opinione pubblica, dall’amministrazione e dallo stesso governo, ma che è ciò che, in realtà, fa funzionare il sistema scolastico a cui è stato pressantemente richiesto di interagire sempre di più con la complessità di una società in trasformazione. Pensiamo che sia utile presentare le diverse attività che a scuola si fanno quotidianamente, pur in condizioni di emergenza permanente:
– la correzione delle verifiche è un fatto invisibile, ma occupa una parte sostanziale del tempo del lavoro domestico del docente;
– la preparazione delle lezioni richiede un impegno giornaliero di studio e approfondimento per rispondere adeguatamente alle legittime aspettative dell’utenza;
– gli insegnanti, di fronte alle sempre nuove esigenze che la scuola pone, devono aggiornarsi, ma lo fanno a proprie spese (le uniche attività garantite e retribuite sono quelle relative alla sicurezza);
– l’effettivo orario di lavoro non coincide mai con le sole ore di lezione (spostamenti fra sedi diverse, pausa pranzo in attesa delle riunioni pomeridiane ecc.);
– negli ultimi anni, la retribuzione delle ore di sostituzione dei colleghi assenti non è più garantita, mentre rimane a carico del docente l’intera responsabilità della sorveglianza degli studenti;
– da qualche anno, i viaggi di istruzione di più giorni non prevedono alcuna forma di rimborso per quanto riguarda i pasti né un compenso per le ore di lavoro eccedenti (i viaggi di istruzione comportano l’impegno di intere giornate, ma il docente è retribuito solo per le ore di lezione previste);
– spesso gli insegnanti si rendono disponibili per vari tipi di consulenza (studenti in difficoltà, genitori che sentono il bisogno di relazionarsi con i docenti ecc.);
– gli strumenti di lavoro, presenti nella scuola, sono spesso antiquati e inadeguati rispetto alle esigenze attuali. Il docente, pertanto, è costretto ad acquistare e utilizzare i propri strumenti (computer, stampanti, libri e perfino cancelleria ecc.);
– da quest’anno, in seguito agli ultimi provvedimenti che implicano un taglio del Fondo d’Istituto, la retribuzione dei progetti per arricchire l’offerta formativa non è garantita.
Noi siamo consapevoli che alcune di queste attività sono parte obbligatoria del nostro lavoro, altre, invece, vengono proposte dalle scuole per personalizzare il proprio profilo, al fine di rispondere alle richieste di un maggior collegamento fra la scuola e le esigenze del territorio. Noi crediamo sia indispensabile assicurare un servizio efficiente ed efficace per quanto riguarda le nostre attività irrinunciabili, in quanto previste dalla didattica (preparazione delle lezioni, impostazione e revisione degli elaborati, attività complementari come il recupero, sportello help ecc.), ma siamo altrettanto convinti che la sospensione di tutte le attività aggiuntive rappresenterebbe un significativo impoverimento dell’offerta formativa. È per questa ragione che assicuriamo, ancora una volta, queste attività, pur nella consapevolezza che non saranno retribuite. Ci domandiamo, però, se questo tipo di ‘volontariato’ sia compatibile con la dignità della nostra, ma anche di qualsiasi altra professione. In un simile contesto, accusare gli insegnanti di essere corporativi perché vorrebbero essere riconosciuti per l’effettivo ruolo che svolgono, ci sembra veramente fuori luogo.
I docenti del Liceo Scientifico L. da Vinci di Crema.
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