Cronaca

Sindaci sull’acqua: il centrodestra
forza per il voto, ma il centrosinistra
esce dalla sala. E altri 15 comuni
preparano il ricorso

foto Francesco Sessa

Voto sì, voto no. I sindaci sono per il modello in house, misto o privato? Una risposta non è stata data. Alcuni primi cittadini, per la maggior parte in quota centrodestra (tra i quali Riccaboni di Spino d’Adda e l’assessore Bordi per il Comune di Cremona) e il Cda Ato nella persona del presidente Denti hanno cercato di ‘forzare’ la seduta portando i sindaci ad esprimersi sul tipo di modello di gestionale, ma l’assemblea a Cà de’ Somenzi alla fine è terminata senza alcun voto per l’uscita dalla sala dei primi cittadini del centrosinistra. ‘Non avevamo chiesto di votare, solo di discutere sui nuovi eventi e sull’affidamento alla società unica del servizio’, hanno ripetuto lasciando l’aula. Assemblea senza voto, dunque, ma con un annuncio però: altri quindici comuni (oltre a Motta, San Daniele e Torre) faranno ricorso contro la delibera del Cda Ato che ha approvato la società mista.

Nella sala Zelioli Lanzini alle 18.45 è stato raggiunto il numero legale: 77 enti presenti in rappresentanza di 263mila 828 abitanti, il 72,87%. Assenti i sindaci leghisti. Sulle seggiole blu seduti, tra gli altri, Francesco Bordi per il Comune di Cremona, Claudio Silla per Casalmaggiore, Stefania Bonaldi per Crema, l’assessore Giovanni Leoni per la Provincia.
Riccaboni (Spino d’Adda) ha cominciato subito all’attacco: ‘Chiedo alla conferenza dei sindaci un voto politico di indirizzo (perché non può essere deliberativo) sul modello gestionale. Questo per dire finalmente come la pensano i primi cittadini. Io sono per la società pubblico-privata perché per me la parola privato per non è negativa. Il referendum è confermato anche dal modello misto perché non si parla di proprietà, ma di gestione, non si parla di maggioranza del privato, ma di minoranza. Il modello in house non è percorribile e non può sostituire il modello misto’.

‘La decisione dell’assemblea – ha risposto Torchio, consigliere provinciale – è stata scavalcata dall’Ufficio d’Ambito. La furbizia di vietarci di decidere prima dell’espressione del Cda dell’Ato, ha caratterizzato l’evoluzione della questione. Dobbiamo considerare anche i ricorsi di tre sindaci e i ricorsi in arrivo da altri colleghi e dal Comitato’.

A seguire Silla di Casalmaggiore: ‘Sono passati otto mesi dall’ultima riunione, un parto lungo ma anche prematuro – ha dichiarato il primo cittadino facendo riferimento al comunicato diffuso dalla Lega -. Sulla questione, il punto fondamentale è questo: c’è la società unica, perché si dice che non è possibile fare l’affidamento diretto a quel soggetto? Lo ha fatto Varese, lo ha fatto la provincia di Milano. Il tipo di modello è competenza del consiglio provinciale, la richiesta dei 42 sindaci nel momento della convocazione dell’assemblea era diversa, non era certo quella di effettuare una scelta sul modello. Se si vota, io esco. Sarebbe piegare l’assemblea dei sindaci a ciò che avverrà in consiglio provinciale e alle problematiche della maggioranza, della quale è presente solo un pezzo. Comunque sia, annuncio che altri 15 sindaci stanno presentando un ricorso contro la delibera dell’Ato’.

‘Questa assemblea è stata mortificata – ha dichiarato Bonaldi di Crema -. Ritenevamo doveroso che i sindaci dovessero discutere seriamente sul tema, ma non votare’.

‘Io non voto alcun indirizzo sul modello gestionale – ha detto Persico, sindaco di San Daniele Po – in quanto tre di voi all’interno del Cda dell’Ato han già deciso per me. E il mio giudizio negativo l’ho già espresso con il ricorso del mio Comune’.

Così Cavalli di Romanengo: ‘Il 4 aprile 2012 avevamo proposto di votare il modello, siamo a Santa Lucia. Oggi ci viene chiesto di dare un indirizzo politico. E allora dov’erano i sindaci a dicembre 2011 quando abbiamo votato sulla revoca della società mista, perché sono stati a casa? E perché adesso dovremmo dare un indirizzo a qualcuno che ha già deciso?’.

‘Quel 16 dicembre abbiamo votato la revoca non il rinvio’, ha puntualizzato Bazzani di Torre de Picenardi dopo l’intervento del presidente del Cda dell’Ato Denti che ha espresso il suo parere favorevole al voto sul modello. ‘Non si può esprimere un parere politico dopo quello che è successo – ha detto Venturelli di Madignano – e dopo che la decisione è stata già presa dal Cda. Se la mettiamo sul piano politico, non si può eludere dal referendum. Piuttosto esprimiamoci sull’affidamento al soggetto unico”.

“A distanza di un anno non è cambiato nulla, c’è la stessa battaglia politica – ha detto Bordi, assessore del Comune – Come Comune ci siamo astenuti quando il percorso non era chiaro, poi ci siamo espressi a favore della società mista. E’ strano che la Lega ora mostri i muscoli, ribaltando quello che ha fatto da un anno a questa parte, cioè votare sempre per la società mista. Noi siamo per la società mista e proseguiremo su questa strada. A maggior ragione viste le recenti notizie sui distacchi delle utenze”.

Dunque votazione o non votazione? A discussione finita, alla 20.40 il presidente dell’assemblea Leni ha detto ai sindaci: ‘Votiamo se vogliamo votare’. Mani alzate di alcuni, tra cui Bordi del Comune di Cremona, mentre i sindaci del centrosinistra abbandonavano l’assemblea gridando alla forzatura politica per avere più forza in vista del consiglio provinciale del 18 dicembre che voterà la mozione della Lega sull’acqua pubblica. ‘Visto che alcuni escono, ritiro proposta che ho fatto’, ha detto alla fine Riccaboni, decretando la fine della riunione. Con un nulla di fatto.

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