Politica

Acqua avvelenata da troppi interessi
La Lega non ci sta, Pdl a rischio rottura
E il sindaco di Crema: tutta pubblica

Acqua avvelenata. Accordi sottobanco, rotture politiche, forti interessi economici che fanno a spallate per arrivare al malloppo, rendite di posizione. Nella giornata di martedì sul tema della gestione del sistema idrico ne abbiamo viste di tutti i colori. Sul tema si è consumata in Provincia la rottura tra il forte gruppo consiliare della Lega e la gestione di Massimiliano Salini. In fondo alla sala del consiglio, il consigliere regionale Gianni Rossoni annotava tutto in vista della resa dei conti dentro il Pdl sulle nomine a Padania Acque. Compilava fogli, metteva nomi, contava amici e nemici (in maggioranza) dentro il suo stesso partito.
Nella sala del Consiglio provinciale, in piedi, nervosissimo, Luca Rossi – coordinatore provinciale del partito in dissenso con il braccio di ferro di Rossoni – cercava conforto tra chi condivideva la sua linea. Lui e Salini e diversi sindaci del Pdl spingevano per la nomina di Giovanni Leoni, assessore provinciale, a presidente della società unica dell’acqua. Rossoni e i suoi (Simone Beretta e qualche altro) volevano a tutti i costi un cremasco, Ercole Barbati. Così mentre il Pdl andava verso il bagno di sangue fratricida per le nomine serali con l’assemblea di Padania Acque, la Lega andava verso la rottura con una sapiente tattica. In consiglio rifiutava tutti gli emendamenti proposti, si faceva bocciare la mozione con la quale ribadiva che fossero direttamente i comuni ad avere le quote della nuova società pubblica senza l’intervento dei privati. Poi, in chiusura annunciava la rottura. Il capogruppo Mazzocco, mentre la maggioranza dei consiglieri provinciali prendeva il cappotto per andarsene, dichiarava: “A marzo abbiamo votato un ordine del giorno molto chiaro che oggi il consiglio provinciale doveva ribadire. Siamo rimasti soli a votarlo. Sull’acqua ci sono giochi poco chiari. Al prossimo consiglio provinciale presenteremo un ordine del giorno che dichiari che l’acqua resti completamente pubblica, senza privati almeno per tre anni. Vedremo chi la voterà”. Dunque la rottura si è consumata. Nel pomeriggio alle 16 la Lega di Cremona e di Crema terrà una conferenza stampa di denuncia della situazione. Non è escluso che neppure si arrivi al prossimo consiglio provinciale, in mattinata qualcuno già ipotizza l’addio di Massimiliano Salini alla presidenza della Provincia, un ente comunque già sul letto di morte.

Nella sera di lunedì poi la brutta pagina della assemblea dei sindaci di Padania Acque.Tensione alle stelle. Il Pdl si presentava con due candidati presidenti: Ercole Barbati, sponsor Rossoni (presente ed indaffarato anche all’assemblea dei sindaci), e Giovanni Leoni, sponsor Salini e Rossi. Conciliaboli, telefonate, riunioni nei corridoi da cui giungevano sussurri, bisbigli ma anche urla e imprecazioni. Poi Giovanni Leoni, Massimiliano Salini e Luca Rossi decidevano per il passo indietro. Così Ercole Barbati restava l’unico candidato, vicepresidente in quota Pd è Alessandro Lanfranchi. Il Pdl è a pezzi. Lunedì sera a stento è stato tenuto insieme ma l’implosione anche a livello provinciale è dietro l’angolo.

Ma anche nel Pd la situazione non è tranquilla. Il sindaco di Crema Stefania Bonaldi non ha partecipato al voto all’assemblea di Padania Acque con motivazione, per certi versi, simili a quelle espresse dalla Lega in consiglio provinciale, e forte del voto per l’acqua pubblica del suo consiglio comunale. “ Ieri sera all’Assemblea di Padania Acque SPA non ho partecipato alla votazione per la designazione dei membri della nuova società unica di gestione del Servizio Idrico Integrato. La mia scelta, personale e assolutamente minoritaria, è stata dettata dalla mancata approvazione, da parte della assemblea, di un atto di indirizzo che impegnasse il nominando CDA della Società Unica a portare avanti tutti gli atti amministrativi necessari affinché la stessa sia legittimamente e direttamente affidataria del servizio, e quindi in grado di assumere immediata operatività e risposta alle esigenze gestionali ed infrastrutturali del nostro territorio. – afferma il sindaco di Crema Stefania Bonaldi – Ritenevo e tuttora ritengo necessario e doveroso fare in modo che il nuovo CDA di Padania si attivi per rendere questa società unica, che è interamente pubblica in quanto partecipata dai Comuni, attraverso le società patrimoniali, immediatamente affidataria del servizio idrico integrato, come del resto sta avvenendo in quasi tutte le province lombarde. Il presidente Salini e la maggioranza dei sindaci non la pensa così e dopo il voto di ieri sera la strada per la società mista, stante la controversa delibera del CdA dell’AAto dello scorso ottobre, mi pare pericolosamente spianata. Non è ideologico, infatti, in questa fase, battersi per la gestione pubblica dell’acqua, semmai è ideologico, invece, a fronte di un piano industriale approvato da una realtà come KPMG, un network internazionale di professionisti esperti in consulenza manageriale e d’impresa e in servizi fiscali, legali ed amministrativi, piano industriale che attesta la sostenibilità finanziaria della società e degli investimenti, pronunciarsi a priori per il modello gestionale misto. Diversamente, in questa fase, così delicata, dello start up della nuova società, credo la stessa debba rimanere interamente pubblica e aver modo di dispiegare la propria operatività come tale, anche e soprattutto nel rispetto, che come sindaci noi dobbiamo ritenere sacro, del pronunciamento referendario. Al di là delle alchimie giuridiche e amministrative, infatti, il responso dato dai cittadini è illuminante nella sua chiarezza: l’acqua deve rimanere pubblica”.
“Come sindaco, in sintonia con questo pronunciamento popolare, – conclude il sindaco di Crema –ma anche del mio programma di mandato e pure degli indirizzi che il mio consiglio comunale ha espresso recentemente, stante la mancata approvazione dell’indirizzo di cui sopra,bocciato dalla maggioranza dei sindaci, ho ritenuto mancassero quelle minime e adeguate garanzie riguardo al mantenimento della connotazione totalmente pubblica della neo costituita società, conseguentemente ho rinunciato a partecipare alla designazione dei suoi amministratori”.

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