“Luoghi di culto,
basta con le polemiche
create ad hoc”
Centro culturale arabo, ora parla il sindaco Stefania Bonaldi, sindaco della città, si era ripromessa di non intervenire su polemiche che definisce create ad hoc “per sminuire o screditare il lavoro fatto dall’amministrazione comunale. Ma le inesattezze e le mistificazioni sono tali che trovo necessario rispondere per rispetto ai cittadini, tutti, non solo quelli che mi hanno votato, e rassicurarli sul fatto che nulla è stato ancora deciso e che la questione ha perso i contorni reali entro cui si era presentata”.
«POLEMICHE CREATE AD ARTE»
Al sindaco non sono piaciute le continue polemiche e le accuse rivolte all’amministrazione, rea, secondo qualcuno, di occuparsi solo ed esclusivamente degli immigrati. «Quotidianamente la giunta è impegnata ad affrontare, con tavoli e progetti, l’emergenza occupazione e a far fronte alle esigenze dei nuovi poveri che bussano alla porta. Evidentemente a qualcuno tutto ciò non interessa. Ha più interesse a dividere la città e a scatenare guerre di religione su una questione che non è prioritaria». L’amministrazione spiega di essersi limitata ad accogliere ed iniziare una discussione su una richiesta arrivata in comune. «Innanzitutto – spiega il primo cittadino di Crema – non si parla di “moschea” né di centro culturale arabo ma di un luogo di culto dove la comunità islamica, presente sul nostro territorio da oltre vent’anni, credo sia il caso di ribadirlo con forza, possa ritrovarsi in preghiera. Anche il termine Moschea, che evoca Minareti e Muezzin, è inadeguato e sproporzionato, anche se comprendo le logiche mediatiche, tuttavia sarebbe come chiamare Basilica una Cappella. La comunità islamica – prosegue il sindaco – ha avuto lo sfratto presso l’attuale appartamento di via Mazzini, dove si riuniva a pregare, ed è alla ricerca di uno spazio più adeguato dove ritrovarsi a pregare senza arrecare disturbo ai cittadini. Evidenzio che molto rispettosamente, prima di scegliere un luogo in affitto o un’area da acquistare per realizzare uno spazio di preghiera, per una superficie indicativa di 200 metri quadrati, la comunità islamica ha chiesto una indicazione all’amministrazione comunale».
VARIANTE AL PGT
Perchè comunque si possa realizzare una zona di culto è necessario approvare una variante al Pgt (Piano di governo del territorio), in quanto non prevista dal piano approvato dalla precedente amministrazione ” – specifica Bonaldi – non ha ritenuto di individuare aree destinate al culto diverse da quelle già esistenti. Secondo noi con grave miopia. Tale richiesta, arrivata al Comune, è stata pertanto sottoposta, per la sola definizione di aree compatibili, secondo lo strumento urbanistico, alla Commissione Ambiente e Territorio, il luogo più adatto per capire, se e quali spazi ci siano in città per rispondere ad un’esigenza, la preghiera, che già avviene in luoghi non del tutto adeguati”. E per questo l’amministrazione ha deciso di affrontare la questione, che l’amministrazione precedente, dice il sindaco non aveva pensato neppure di prendere in considerazione.
VALORI E DIRITTI
«Poiché, per i valori ai quali mi ispiro e insieme a me l’amministrazione di cui sono orgogliosamente a capo , non siamo soliti mettere la testa sotto la sabbia di fronte ai problemi ma, siamo soliti affrontare anche le questioni scomode in modo trasparente , ecco che la discussione sul luogo di culto dei musulmani è uscita dall’ambito consigliare ed ha investito immediatamente la città. Va anche detto che stiamo parlando di luogo di culto e non di luoghi di indottrinamento alla Jihad, contro i rischi dei quali appronteremo tutte le misure necessarie. Ricordo inoltre che il nostro programma parla espressamente e convintamente di diritti, dichiarando espressamente che i diritti, anzi la continua espansione di essi, rappresentano la logica conseguenza di una visione solidale della convivenza civile. Aggiunge anche che i diritti devono possedere un requisito dirimente: non devono essere eterolesivi, cioè non devono interferire con quelli del nostro prossimo, con quelli del nostro vicino. In questa logica, riteniamo che il diritto di professare il culto da parte dei fedeli di qualsiasi religione, in uno stato civile e laico, sia da garantire, purchè appunto non si tratti di culto eterolesivo».
IL PROTOCOLLO D’INTESA
«Egualmente, in questo vogliamo rassicurare i cittadini, se la questione procederà e si individuerà un possibile luogo o area da destinare al culto da parte della comunità islamica, ci impegneremo formalmente e reciprocamente per una civile convivenza, per la partecipazione alla vita civica della comunità, per opportuni percorsi di integrazione, anche mediante un opportuno protocollo di intesa. Non si tratti di “Patti d’onore” , ma di una reciproca intesa, di un reciproco riconoscimento di diritti e doveri volti ad una serena e sicura convivenza civile Sebbene il referendum non si possa fare, troveremo altre forme e modi per confrontarci con i cittadini. Anzi aggiungo che noi stessi come amministrazione promuoveremo occasioni di confronto sia nella comunità civile, sia con le comunità religiose presenti sul territorio, a cominciare da quella ecclesiale. Mi impegno tuttavia, su temi così delicati, che pur non essendo prioritari catalizzano l’attenzione e la partecipazione dei cittadini, a non calare dall’alto scelte che meritano un’adeguata preparazione culturale una maggiore condivisione possibile. Come non mi sottraggo dalla responsabilità, dopo aver individuato dei percorsi di confronto aperto sul tema, di compiere scelte coerenti con le linee del programma elettorale».
NESSUN DEBITO ELETTORALE
Il sindaco infine specifica che non c’era alcuna richiesta e alcun accordo per l’individuazione di un luogo di culto prima delle elezioni, così come non c’erano temi di attualità come l’adeguamento del palazzetto Bertoni, la chiusura del tribunale o l’accorpamento delle Province. «Quindi – incalza il sindaco – respingo in modo fermo l’insinuazione che si sia evitato di parlare del tema solo per evitare di perdere consensi. Forse era una pratica in uso in passato di tenere nascoste le questioni amministrative: chi sapeva che la Comunità islamica aveva già presentato altre due richieste negli ultimi anni o che usava abitualmente strutture comunali per riunirsi? Ma che non ci appartiene. Il tema dell’estensione dei diritti invece, come già accennato in precedenza, era presente nel programma elettorale. Questa è la nostra bussola che ci guida nell’affrontare temi concreti, dal diritto alla cittadinanza, al diritto di un luogo di preghiera. La presenza, in campagna elettorale, nella lista del PD, di una candidata di religione islamica è stato un bellissimo segno di civiltà e di progresso, di interesse e partecipazione alla vita della nostra comunità civile. Tristissimo leggerlocome debito elettorale. Niente di più lontano dalla realtà».
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