Legambiente Alto
Cremasco, in campo
per l’acqua pubblica
Sopra, la manifestazione a Cremona (foto Francesco Sessa)
No alla privatizzazione dell’acqua. Dopo la presa di posizione dei sindaci di centrosinistra, dopo la catena umana di cittadini sotto il palazzo comunale di Cremona, in protesta contro l’amministrazione e il sindaco di Cremona, Oreste Perri, rei di appoggiare la decisione del cda dell’Ato di privatizzare per il 40% l’acqua, ecco scendere in campo Legambiente dell’Alto Cremasco.
Il circolo si dice indignato della decisione e ricorda ai chi queste scelte le può fare, che i cittadini sono sempre meno disposti ad accettare in silenzio queste decisioni.
IL COMUNICATO DI LEGAMBIENTE
«Privatizzazione dell’acqua: no grazie!!! Il Circolo Legambiente Altocremasco esprime tutto il suo sconcerto e la sua indignazione per la decisione recentemente assunta del CDA dell’Ufficio d’Ambito, ora ufficialmente supportata dal consiglio comunale di Cremona, e finalizzata alla privatizzazione della gestione del servizio idrico provinciale. E’ trascorso poco più di un anno da quando 26 milioni di italiani, 3 milioni di lombardi,150 mila cremonesi hanno votato Sì all’acqua pubblica e ignorare una così netta, decisa ed evidente espressione della volontà popolare non può che arrecare colpi gravissimi, se non letali, al sistema democratico. Che si giustifichi, poi, con la scarsa disponibilità di mezzi finanziari, la scelta di non tutelare un bene comune ed essenziale, come l’acqua, violando così i diritti fondamentali della persona, appare addirittura sconcertante. Sprechi e malaffare, caratterizzano da tempo la gestione della cosa pubblica: feste, viaggi, tangenti, ma più silenziosamente, congrui sconti fiscali agli amici degli amici sono prassi quotidiana e segno distintivo dell’attività amministrativa. Certo, non sempre, ma molto, troppo spesso anche nella nostra provincia. Sembra oramai scontato ed acquisito che chi governa, lo stato, le regioni, le province sino ai piccoli e piccolissimi comuni, abbia la libertà di fare tutto quello che ritiene più opportuno, di volta in volta per sé, per il proprio partito, per i propri sodali: gli altri, si arrangino, non hanno il potere. E’ vero, i cittadini, in quanto tali non sono nella stanza dei bottoni, ma, ricordiamocelo, sono tanti, tanti di più e sempre meno disposti a tacere e a subire ingiustizia, arroganza e prepotenza di coloro i quali dovrebbero rappresentarli e perseguire gli interessi di tutti».
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