Cronaca

Sanatoria colf e badanti, un flop
In provincia solo 900 domande
per la regolarizzazione

Scaduto il termine per la sanatoria rivolta agli extracomunitari assunti irregolarmente (clandestini o con permesso di soggiorno che non abilita ad attività lavorativa) e ai loro datori di lavoro. Nel mese a disposizione, dal 15 settembre al 15 ottobre, dalla provincia di Cremona sono arrivate al Viminale meno di mille richieste: nel dossier contenente i dati, aggiornato alle ore 18 di lunedì, l’elenco riguardante il nostro territorio vede 829 domande per lavoratori domestici (colf e badanti) e 78 per quelli subordinati. In totale: 907. Un flop. Erano state molte di più in occasione dell’ultima ‘finestra’, quella del 2009.

POCHE DOMANDE RISPETTO AL PREVISTO

Come conferma Monia Castelli, dell’Ufficio immigrati Cgil, per questa sanatoria (anzi, tecnicamente bisogna definirla ‘emersione’) sono state compilate meno della metà delle domande tra Cremona e provincia rispetto a tre anni fa (e quel provvedimento era diretto solo a colf e badanti). Un fallimento quasi annunciato, almeno per i sindacati. A livello nazionale il Governo si attendeva circa 300mila richieste. Ne sono giunte 130mila. Qualcosa, ovviamente, non ha funzionato. Il numero limitato di moduli presentati non è chiaramente dettato dalla presenza di pochi stranieri impiegati in modo irregolare, spiega l’esponente della Cgil: “I dati dell’area cremonese non rappresentano la reale portata del fenomeno”.

LE CAUSE DEL FLOP

E’ stata persa un’occasione per affrontare tale piaga. I problemi che genera coinvolgono tutti: lo Stato perde tasse a causa del lavoro nero e le persone in queste condizioni non hanno tutele. Tra le cause che hanno portato al flop della sanatoria, gli alti costi per i datori di lavoro e le palesi difficoltà per i clandestini nel dimostrare la presenza in Italia almeno dal 31 dicembre 2011. Terminata questa opportunità, con il nuovo quadro normativo che recepisce una direttiva comunitaria, resta per gli immigrati la possibilità di denunciare il datore di lavoro che assume in nero per ottenere un permesso di soggiorno temporaneo. In tempi di crisi, tuttavia, appare difficile che molti decidano di rinunciare allo stipendio (anche se basso e non regolare) per percorrere questa strada.

Michele Ferro

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