Cronaca

La cosmesi va in carcere
detenuti di Ca’ del Ferro
al lavoro alla Lumson

Carcerati impiegati nel settore della cosmesi: succede al penitenziario di Cremona Ca’ del Ferro, dove un quindicina di detenuti lavorerà per alcuni mesi alle dipendenze di una ditta cremasca: la Lumson di Capergnanica.

UNA “BORSA LAVORO” PER I DETENUTI DI CREMONA

La “borsa lavoro” dedicata ai detenuti del carcere di Cremona nasce da una sinergia tra Comune di Cremona, Reindustria e Lumson, ditta cremasca specializzata in packaging cosmetico. Il progetto partirà ai primi di settembre e coinvolgerà carcerati con pena inferiore ai tre anni di reclusione, che lavoreranno nel settore di controllo qualità sugli imballi che l’azienda metterà a disposizione. A loro è stato destinato un locale del carcere riadattato per lo svolgimento dell’attività prevista, sul posto saranno presenti un addetto del controllo qualità e un supervisore comunale; a tutti sarà fornita tutta l’attrezzatura e le protezioni necessarie a svolgere il lavoro in sicurezza.

PROGETTO PILOTA, SI PARTE A SETTEMBRE

Si tratta di una prima prova, un’esperienza pilota che in seguito il Comune di Cremona valuterà se ripetere o meno anche con altri detenuti. “Abbiamo accettato di buon grado la proposta – commenta Matteo Moretti, direttore di Lumson – Per noi un’esperienza nuova, interessante, per loro può essere un piccolo aiuto per ripensare al futuro una volta lasciato il carcere. Settimana prossima è prevista una visita al penitenziario con un primo test del progetto. Già altre aziende sarebbero pronte a seguire le orme delle Lumson.

TRE ANNI DI CRISI: LA COSMESI RESISTE

La cosmesi rimane a galla. “Forse la fortuna di questo settore è proprio la capacità di esportare”, commenta Moretti. La maggior parte delle produzioni sia di cosmetici che di imballaggi infatti è destinata al mercato internazionale, dove nonostante la concorrenza dei Paesi stranieri il brand italiano rimane una garanzia che permette di conquistare e mantenere settori di mercato precisi. Lumson rappresenta uno degli esempi virtuosi del cremasco, con un export pari al 70 per cento verso Europa e America  della produzione. Tra i nomi noti serviti dall’azienda cremasca ci sono Pierre Fabre, Sephora, Sisley, Collistar, Borrega Verde e L’Oreal. L’influenza della recessione si avverte nel genere di attività: oltre alla ben nota stagionalità il mercato è divenuto incostante, e produzioni e assunzioni sono costrette a reggere il ritmo altalenante imposto dalle commesse di prodotti. Nonostante ciò negli ultimi anni l’organico dell’azienda è cresciuto fino a superare i 200 dipendenti. L’aspetto più difficile rimane la previsione dell’attività a medio e lungo termine: “Lavorando su prodotti customizzati, ovvero realizzati e personalizzati in base alla richiesta del cliente, non abbiamo la possibilità di prevedere in modo concreto l’andamento di produzione e mercato”, spiega Moretti. A salvare la situazione sono innovazione e ricerca a livello tecnico e chimico, fondamentali in un settore come la cosmesi. Parlando dwi materiali utilizzati, tra i prodotti per maquillage e cura del corpo prende sempre più piede il mercato “bio”, con formule innovative e in genere orientate alla produzione eco-compatibile; stessa cosa per il settore packaging, che predilige materiali facilmente riciclabili.

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