Cronaca

Crema risuona anche sulle Dolomiti
grazie alla campana dedicata a “Nini”
un’amicizia divenuta un monumento

Tra viaggi ed escursioni, l’estate regala sempre qualche storia da raccontare. Questa è ambientata in alta montagna e riguarda un gruppo di cremaschi e una famiglia trentina, legati da un’amicizia che ha dato vita ad uno dei monumenti più suggestivi delle Dolomiti, una campana realizzata a Crema e regalata al rifugio montano per celebrare un ricordo speciale.

CHEI DA LA BARÔLA: STORIE DI AMICI E SCALATE

Tutto è iniziato da un gruppo di amici soprannominati  Chei da la barôla,” quelli della bavaglia” in dialetto cremasco, proprio per quella fama di buongustai che spesso li portava a macchiarsi la camicia durante le spaghettate in compagnia. Tra le mete preferite da questo gruppo spontaneo cremasco c’era il Golf Club Val Rendena di Bocenago, in Trentino, zona prediletta per le escursioni estive di cremaschi e cremonesi. Lì il gruppo conosce la famiglia Alimonta, responsabile di uno dei rifugi più suggestivi della zona del Brenta. A gestirlo c’è tutta la famiglia: Ezio e Anna Maria, detta Nini, con figli e nipoti. Tra Ezio e il gruppo di cremaschi nasce subito una grande amicizia, che si consolida estate dopo estate. La salita al rifugio Alimonta divenne quindi una delle attività tipiche nelle estati di Chei da la barôla, una scarpinata di quasi quattro ore che mette a dura prova la resistenza e la buona volontà di molti, ma stimola spirito e battute gustose tra i veterani della scalata e chi, suo malgrado, non è avvezzo a questo genere di avventure. Situato a 2600 metri, il rifugio è uno dei principali punti di snodo per gli alpinisti impegnati nelle ferrate del Brenta; un punto panoramico mozzafiato che ogni anno conta un migliaio di visitatori di passaggio, tanto da rientrare tra i più gettonati sfondi per pc.

UNA CAMPANA PER “NINI”

Il 2004 è segnato dalla morte improvvisa di Nini, moglie di Ezio; la notizia lascia sgomento e dolore anche tra gli amici della lontana Crema, che decidono di ricordarla in un modo speciale, eterno. Pensando al rifugio nasce l’idea di regalare un simbolo sacro che, come nelle migliori tradizioni montane, sormonti la cima fino a quel momento spoglia. Due parole con la fonderia Allanconi di Bolzone, e il gioco è fatto: Chei da la barôla fanno fondere una campana di una cinquantina di chili da donare alla famiglia Alimonta in ricordo di Anna Maria. Sul grande bronzo viene impressa la data, il nome del rifugio, e la dedica da parte degli amici cremaschi. Più avanti si aggiungerà l’incisione di una fotografia scattata al rifugio nel 2004, prima della morte di Nini, per ricordare gli anni passati. Per la struttura di sostegno è stata contattata la ditta bergamasca Sabbadini, legata a Crema per la manutenzione della maggior parte delle strutture campanarie presenti nella nostra diocesi.

L’INAUGURAZIONE AD ALTA QUOTA

Mancava solo la sorpresa. L’occasione si è presentata il luglio seguente, quando la famiglia ha invitato gli amici cremaschi al primo trofeo di golf in memoria di Anna Maria. Con un furgoncino e tanta attenzione i nostri cremaschi sono riusciti a trasportare campana e struttura fino al golf club, per poi presentarla alla famiglia dopo le premiazioni finali del torneo; a Ezio, il marito di Anna Maria, l’onore di far risuonare il primo rintocco di Nini, il bronzo cremasco che porta il nome dell’amata moglie scomparsa. Dopo l’inaugurazione, campana e struttura sono state trasportate in elicottero al rifugio, una piattaforma carsica dove un masso tagliato a metà per l’occasione è divenuto il basamento naturale su cui collocare il monumento, che in un’alba di agosto ha suonato a distesa in tutta la valle per la prima volta.

2014: CREMA TORNA IN VETTA

Risale a ieri la richiesta della famiglia Alimonta di organizzare per il 2014 una commemorazione presso il rifugio trentino, in occasione del decennale della scomparsa di Nini e della posa della campana. Saranno proprio Chei da la barôla ad avere l’onore e l’onere di rendere ancora una volta Crema protagonista di un momento solenne tra le Dolomiti.

 

Lidia Gallanti

 

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