Truffa dei rottami metallici, 32 denunce
Evasione per 306 milioni di euro
Coinvolta un’azienda
della provincia di Cremona
Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Vicenza ha scoperto una frode milionaria nel settore del commercio dei rottami metallici. L’operazione è avvenuta nel vicentino, ma con rapporti ramificati con altre province venete e con la vicina Lombardia: coinvolta e denunciata anche un’azienda della provincia di Cremona. L’operazione ha consentito di individuare un complesso ed articolato sistema fraudolento, caratterizzato dalla partecipazione di numerose imprese “cartiera”. I rottami, posti sul mercato da parte di operatori industriali che intendono disfarsi dei propri scarti vendendoli in larga parte “in nero”, rappresentano una merce appetibile per chi, attraverso la raccolta di questi residui, reperisce metalli da poter rivendere come materia prima rigenerata. Decine di imprese, spesso ditte individuali, riconducibili per lo più a stranieri di etnia slava senza alcun trascorso imprenditoriale, prive di mezzi propri e senza possibilità alcuna di avviare un così fiorente commercio, vengono costituite per “stampare” le fatture che, su un piano esclusivamente documentale, dovrebbero giustificare la provenienza dei rottami oggetto di compravendita, anche con importi dichiarati superiori a quelli effettivamente versati in nero ai reali cedenti.
I finanzieri, sotto il coordinamento del sostituto Procuratore della Repubblica di Vicenza, Barbara De Munari, hanno passato al setaccio decine di conti correnti accesi a nome di tali sedicenti imprenditori che, il piu’ delle volte, appena incassato il pagamento della merce formalmente venduta, provvedevano immediatamente a ”monetizzare” l’introito, ritirando dallo sportello bancario di appoggio, denaro contante per un valore corrispondente alla somma appena ricevuta dall’apparente ”cliente”. Le fiamme gialle hanno denunciato 32 persone. Nel corso dell’operazione, denominata “black iron”, i militari hanno individuato fatture per operazioni inesistenti emesse ed utilizzate per circa mezzo miliardo di euro e recuperato a tassazione maggiori elementi reddituali per 306 milioni di euro. Le fatture false complessivamente accertate ammontano invece a 475 milioni di euro.“
Nell’inchiesta sono coinvolte 30 imprese, tra cui 16 società di capitali con sede in Veneto, Lombardia e Calabria. L’indagine ha avuto inizio due anni fa quando i finanzieri hanno avviato un’azione di controllo nei confronti degli operatori economici nel commercio dei rottami metallici e della raccolta dei residui delle lavorazioni industriali. Le Fiamme gialle hanno sottoposto a verifica fiscale le imprese coinvolte nella frode, con sede formalmente dichiarata nelle province di Brescia, Agrigento, Brescia, Varese, Vicenza, Verona, Reggio Calabria, Mantova e Cremona, ricostruendo la loro reale operatività.
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