Cronaca

Uniti per l’Emilia, anche Crema c’è
il geometra Vacchi racconta l’esperienza
come volontario nelle zone terremotate

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L’Emilia-Romagna chiama, l’Italia risponde. Tra i volontari corsi in aiuto della regione colpita dal sisma il mese scorso ci sono anche i geometri Ferdinando Vacchi e Anselmo Giusperti, un cremasco e un cremonese pronti a rimboccarsi le maniche a fianco della Protezione Civile. Per loro è la terza esperienza di campo post-sismico in qualità di membri dell’Associazione Nazionale Geometri e Volontari. Si tratta di una specializzazione a livello nazionale indetta nel 2004 presso il Collegio Geometri di Brescia un corso di formazione di 120 ore curato da Guido Bertolaso, ex direttore della Protezione Civile. L’obiettivo era quello di specializzare un pool di esperti in grado di verificare lo stato dei fabbricati in muratura che hanno subìto danni in seguito a calamità naturali. Il tempo di prendere il diploma, e la squadra si è trovata subito impegnata nel novembre seguente a Salò, nel 2009 a L’Aquila e ora in Emilia-Romagna;  rientrato a Crema il 17 giugno, Ferdinando Vacchi racconta la sua esperienza di geometra volontario.

Partiamo dal sisma di Salò, quasi rimosso dalla memoria italiana…
“Salò non si ricorda come terremoto perché non vi sono stati morti, ma ha causato danni massicci soprattutto in Val Sabbia. La conformità del terreno bresciano è caratterizzata dalla presenza di faglie che si estendono in verticale fino al fondale del lago d’Iseo, e scorrendo tra loro generano scosse, quasi una ogni cento anni”.

Cinque anni dopo arriva il disastro de L’Aquila. Due disastri diversi nel giro di pochi anni…
“Il sisma de L’Aquila è stato esteso e disastroso, con un altissimo numero di vittime. Il terremoto emiliano è stato ancora più inaspettato, ma ha colpito principalmente le aziende e i capannoni produttivi, meno le zone abitate; sono danni ingenti ma diversi, nel primo caso sono stati colpite le case, nel secondo le aziende”.

Qual è stato il maggiore danno per l’Emilia?
“Stavolta il disastro è tutto delle aziende. I primi a crollare sono stati proprio i capannoni perché tranne quei pochi appena realizzati la maggior parte non sono stati costruiti secondo le norme antisismiche. Pochi danni alle città, per esempio Ferrara, dove ho riscontrato solo qualche danno al Castello e altri edifici antichi, mentre bastava spostarsi nei paesi circostanti per scoprire situazioni disastrose, irrecuperabili”.

Quali edifici rischiano maggiormente il crollo?
“Sembrerà una risposta banale, ma con i terremoti cade ciò che deve cadere. In genere gli edifici moderni reggono bene, se realizzati a norma, mentre le strutture che ci rimettono sono quelle vecchie, abbandonate o trascurate”.

Tra le zone più colpite?
“Scortichino di Bondeno, in provincia di Ferrara. Non c’è un edificio che si sia salvato. Capannoni spazzati via, strutture di 3mila e 500 metri quadri cadute come se fossero fatte di burro, spesso distruggendo interi raccolti di grano o altri prodotti preziosi, ora irrecuperabili. Stessa cosa per le strutture, che per la maggior parte sono da demolire completamente”.

Una curiosità, pare che anche il Duomo di Crema subirà qualche rallentamento nella ristrutturazione a causa del sisma…
“Sì, avevamo commissionato alcuni mattoni “su misura” ad un’azienda mantovana specializzata nella produzione di mattoni e laterizi, che ora sono rimasti chiusi nel capannone a causa del sisma…per noi si tratta di un piccolo ritardo, per le aziende che ricevono ordini di ogni tipo e dimensione il danno è enorme.”

Campi di emergenza. Com’è la situazione?
“Sono tanti, affollatissimi. Noi siamo stati a Finale Emilia, una delle zone che hanno subìto maggiori danni: solo là sono stati creati sei campi di emergenza. Chi abitava in condominio o villetta si è arrangiato con una tenda in giardino, nelle aiuole urbane, o dormendo in automobile, gli altri si sono rivolti ai campi d’emergenza.La maggior parte dei rifugiati è composta da extracomunitari, che in questo periodo erano venuti in Emilia per le campagne di raccolta di frutta e verdura o per altri lavori stagionali. I campi sono ben attrezzati, hanno già l’aria condizionata per affrontare l’afa estiva e sono stati costruiti sfruttando gli spazi disponibili in paese, dai giardini pubblici, al campo da calcio, alle palestre”.

Quanto vale il volontariato in queste situazioni?
“Inestimabile. Si conta un volontario ogni cinque ospiti del campo: per l’Emilia è stata creata una rete tra tutte le associazioni di volontariato coordinate con la Protezione Civile e le associazioni di soccorso. I volontari generici si occupano di tutto,dalla cucina alla costruzione di nuove tende, poi ci sono categorie specializzate come i carabinieri in congedo che pattugliano il campo 24 ore al giorno.”

Com’è stato l’incontro con i terremotati?
“Se una persona ha sopportato il terremoto lo capisci subito, basta guardarla negli occhi. La paura non se ne va. I danni non sono solo alle strutture: spesso ci è capitato di trovare case agibili, ma messe completamente a soqquadro dalle scosse, sono immagini che sconvolgono. Rimangono confusi, quasi intontiti, anche dopo aver firmato l’agibilità la gente ha paura, non vuole tornare in casa.”

Ripresa: quanto ci vorrà?
“Nonostante la paura in molti hanno già cominciato a rimboccarsi le maniche e mettere a posto le case, il problema rimane per le grandi imprese colpite dal terremoto. Dovremmo essere ancora là, c’è bisogno di molto aiuto soprattutto a livello tecnico; gli ingegneri si stanno già muovendo per ripristinare le infrastrutture, per le aziende ci vorrà tempo.”

Lidia Gallanti

 

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