Cronaca

Nuova annata nera per l’edilizia locale
calano gli investimenti negli immobili
aumenta il tasso di disoccupazione

Edilizia a picco in tutta la regione, nemmeno Crema si salva. Aumentano le richieste di cassa integrazione, che per un lavoratore medio del settore oscillano dagli 800 ai 1100 euro lordi, insufficienti se si tratta dell’unica entrata familiare. “E’ un periodo nero, stiamo attraversando una stasi che di certo non si risolverà entro il 2012 – commenta amareggiato Cesare Pavesi di Fillea Cgil –Come sindacato non possiamo fare altro che ricorrere agli ammortizzatori sociali dove possibile, ma una volta finite queste risorse alle aziende non rimane che licenziare”.

I NUMERI

Secondo i dati 2011 pubblicati dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili e ripresi dal Corriere della Sera, gli investimenti nel mattone per capoluoghi e province lombarde sono calati del 4,6 per cento. In quattro anni, dal 2005 al 2009, i permessi per costruire sono scesi del 4,7 per cento, con un rispettivo calo pari all’82 per cento degli investimenti per le nuove abitazioni. Inevitabili flessioni anche nel comparto dei finanziamenti: se l’erogazione di mutui per investire nell’edilizia residenziale è scesa del  17,2 per cento, la concessione di mutui alle famiglie per comprare casa si è contratta del 7,1 per cento. Il crollo economico si riflette sulla manodopera che dal 2008 al 2011 è calata del 2,3 per cento, una cifra apparentemente esigua, che in realtà si traduce in 44 mila e 500 posti di lavoro persi in tutta la regione.  “Di fronte ad un mercato fermo nessuno auspica al ritorno della grande fase di costruzione deregolamentata – aggiunge Pavesi – Occorre instaurare un nuovo modo di costruire e difendere il territorio con recupero edilizio e adeguamenti ambientali, ruolo che spetta alla politica e agli enti locali”.

L’EDILIZIA NON SOFFRE DA SOLA

L’immobilismo edile si estende a macchia d’olio a tutte le attività collaterali: cave, imprese che producono manufatti cementizi o laterizi, fino al settore della lavorazione del legno. Piovono le richieste di cassa integrazione da parte di grandi nomi dell’imprenditoria territoriale come la cava di ghiaia Alberti di Bagnolo Cremasco o la storica ditta di costruzioni castelleonese Bonetti, ormai ridotta ad un organico di 10 dipendenti impegnati a concludere lavori già avviati in precedenza. Risale invece alla scorsa settimana il riconoscimento della cassa integrazione per l’Arespan di Agnadello, che dopo quattro mesi dalla richiesta permetterà ai suoi 70 dipendenti di tirare un sospiro di sollievo.

IL CREMASCO E’ IMMOBILE

“Non c’è provincia lombarda che non si stia leccando le ferite” afferma il Segretario Generale della Filca Cisl di Cremona Enrico Guaragna, che in riferimento alle casse edili parla di un’ondata di licenziamenti poderosa e inevitabile. Le aziende che si salvano devono comunque attuare grossi ridimensionamenti: da questo punto di vista Crema sta pagando un prezzo altissimo proprio perché zona altamente industrializzata, senza contare l’ormai annosa situazione stagnante del comparto edilizio. “L’unico grande cantiere attivo nei dintorni è la Paullese, che oltre ad essere in via di ultimazione è passata ad una fase di lavoro che necessita di squadre specializzate, spesso provenienti da altre zone. “Da qui all’estate non prevedo niente di buono – conclude Guaragna – A meno che non si proceda con l’inizio dei lavori sul secondo lotto della Paullese, con la costruzione della tratta Cremona-Mantova o ancora del terzo ponte Cremona-Piacenza, tutti cantieri che se venissero avviati potrebbero risvegliare il settore”.

Lidia Gallanti


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