Cronaca

La chiesa di San Pietro Martire salvata
grazie al lavoro di professionisti cremaschi
con tecniche di recupero nuove ed efficaci

La chiesa di San Pietro Martire di Casaletto Ceredano torna ad essere splendida e soprattutto sicura.  Si tratta di un piccolo gioiello in stile tardo-barocco risalente al 1700, collocata nel cuore del paese cremasco, e per lungo tempo rimasta vittima di abbandono e noncuranza.

ORDITURE SALVATE GRAZIE AD UNA TECNICA MADE IN ITALY

Una volta scoperchiato il tetto è iniziato il lavoro di recupero vero e proprio, levando tutto il materiale guastato dagli anni e dalle intemperie. L’architetto Emiliano Campari, responsabile dei lavori, ha valutato con attenzione lo stato delle orditure che sostengono il tetto: le imponenti travi lignee erose dal tempo e dalle infiltrazioni d’acqua avevano fortunatamente mantenuto una certa compattezza. Per salvare la struttura originaria il team tecnico ha fatto ricorso al metodo studiato dall’architetto italiano Franco Laner, pioniere nell’utilizzo del legno lamellare. “E’ un’opera difficile che richiede una manovalanza specializzata – spiega il geometra Ferdinando Vacchi, responsabile della sicurezza sul cantiere – L’operazione di ‘incalmo’: consiste nell’eliminare la parte di legno deteriorata e innestare tramite bulloni o reggiature inserti di legno nuovo della stessa essenza”. Come si nota dalle foto, i “fettoni” fissati allo scheletro del tetto hanno permesso di rinforzare travi e capriate, evitando così di dover smantellare tutta la struttura. L’arduo compito è stato affidato a Bruno Paggi, che si è occupato di trovare rovere di slavonia e recuperare alcune travi vecchie da riutilizzare come legname per intagliare rinforzi e appoggi.

LA COPERTURA MOBILE

Per procedere con i lavori anche durante l’inverno è stata realizzata una copertura mobile formata da uno scheletro metallico coperto da teli impermeabili: la struttura è stato spostata lungo il tetto per permettere a muratori e operai di lavorare al coperto e in sicurezza, al riparo da freddo e intemperie. L’idea iniziale consisteva nel realizzare una copertura mobile che potesse scorrere su rotaie lungo il corpo dell’edificio, ma la struttura irregolare della chiesa barocca ha creato non pochi problemi, costringendo i lavoratori a spostare di volta in volta l’intero scheletro.

L’ITER DEI LAVORI

I lavori sono iniziati il 1 agosto 2011, e si sono protratti fino ad oggi: la struttura del tetto è stata completata, ora verrà posato il manto di copertura per passare infine alla sistemazione del’abside. La prima apertura al pubblico è stata in occasione della Domenica delle Palme, ma la fase di recupero e restauro degli interni continuerà anche nei prossimi mesi. Oltre alla chiesa è stata sistemata anche la canonica: “La sacrestia presentava locali inagibili, che ora ristrutturati – illustra Vacchi – In uno dei locali verrà costruita una piccola cappella, che sarà sempre aperta per accogliere i fedeli che anche al di fuori delle cerimonie religiose sono soliti recarsi in chiesa.

Lidia Gallanti

 

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