No al nuovo giacimento di argilla
all’interno del geosito della Melotta
Per Italia Nostra, la Regione smentisce
le tutele in precedenza introdotte
C’è attesa nel Cremasco per la revisione del Piano cave provinciale di Cremona, già al centro dei lavori della VI Commissione Ambiente del Consiglio regionale. Nei giorni scorsi è arrivata anche l’apertura del centrosinistra, con l’intervento del consigliere del Partito Democratico Agostino Alloni il quale ha ricordato come non si tratti di un nuovo piano, ma di una revisione, in quanto lo strumento approvato nel 2003, scadrà il prossimo anno.
AREA CON TANTE TUTELE
Tuttavia, Alloni ha però evidenziato il tema legato alla richiesta di inserimento nel piano, di un nuovo giacimento di argilla, collocato a ridosso della riserva naturale del Pianalto della Melotta, dove insiste un importante geosito, in un’area con tantissime tutele (Sic, Natura 2000, zona sismica, Piano territoriale di coordinamento provinciale e persino Piano territoriale regionale).
MERCOLEDÌ AUDIZIONE DI ITALIA NOSTRA
A tal proposito, si terrà mercoledì l’audizione in Regione, alla quale parteciperà oltre ai rappresentanti del Wwf, anche il geologo Giovanni Bassi, presidente della sezione di Cremona di Italia Nostra, il quale ci tiene a precisare come per geosito, si debba intendere il luogo che ha caratteristiche paesaggistiche e geomorfologiche tali, da essere tutelato dalla Regione e sul quale possono essere fatti solo interventi di tutela e valorizzazione.
“Evidentemente il nuovo giacimento di argilla – commenta bassi – comporta un ulteriore elemento potenziale di distruzione aggiuntiva del territorio, visto che già nella zona sono previste attività estrattive”.
Tra l’altro secondo il rappresentante di Italia Nostra, si tratta di un procedimento assai contorto, non adeguato alle procedure indicate dalla legge regionale per il governo del territorio n. 12 del 2005.
Mercoledì in commissione VI per dire che cosa?
“Noi chiediamo che venga tolta la penetrazione del giacimento, il cui perimetro si dovrebbe estendere per circa 200 ettari – dice Bassi – e inoltre, vogliamo capire come mai la regione prima istituisce un elemento di tutela e poi lo smentisce”.
Ilario Grazioso
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