Gli irlandesi cercano gas
e petrolio nella nostra provincia
nel silenzio assoluto delle istituzioni
L’Italia ha le royalties più basse del mondo
FOTO FRANCESCO SESSA
La nuova frontiera della corsa al gas o all’oro nero siamo noi, terra di conquista per le grandi compagnie straniere che intendono battere palmo a palmo la Lombardia e la vicina Emilia alla ricerca di idrocarburi.
Gli ultimi arrivati non vestono il cappellaccio alla J.R. ma la coppola irlandese della San Leon Energy, che attraverso la sussidiaria italiana omonima con sede a Lecce è pronta a fare sondaggi anche nel cremonese.
La San Leon ha infatti in previsione una campagna di indagini geologiche su un’area di 732 chilometri quadrati tra le province lombarde di Brescia, Mantova e Cremona. Tra i comuni cremonesi pare ci siano molti che gravitano nel cosiddetto “comparto Castelverde” che comprenderebbe tutti i paesi della fascia alta, fino al confine bresciano.
Il sondaggio è tecnicamente piuttosto semplice: attraverso uno strumento che spara aria compressa, si registrano linee sismiche a cui solo successivamente – se l’esito sarà positivo – seguiranno le trivellazioni. Ma come mai c’è tanto interesse delle compagnie petrolifere per il nostro territorio che, lo ricordiamo, è da sempre ricco di gas? Lo spiega probabilmente un dato pubblicato da Legambiente nel corposo dossier “Texas Italia”, che fotografa la corsa all’oro nero del Bel Paese, dove le royalties, in parole povere la percentuale sui guadagni che le compagnie petrolifere devono versare allo Stato e ai Comuni in cui avvengono le trivellazioni, sono le più economiche al mondo: il 7 per cento per i pozzi a terra e il 4 per quelli in mare (off shore). E come se non bastasse, i signori del greggio hanno una franchigia di 300.000 barili all’anno per ogni giacimento, sui quali non pagano alcuna tassa. Un vero paradiso, insomma, dove la San Leon intende mettere profonde radici. Gli irlandesi hanno già una concessione per sfruttare anche gli idrocarburi che si trovano sotto nel canale di Sicilia distribuiti su un’area di grande interesse naturalistico e altamente sismica nei pressi del vulcano sottomarino Empedocle. Roba da far tremare le vene ai polsi degli abitanti della zona dove è scattata una sollevazione popolare che ha coinvolto tutti: dalle associazioni ambientaliste agli amministratori. In quel caso l’ex ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo aveva imposto uno “stop” agli irlandesi, chiedendogli ulteriori approfondimenti. Ed è per questo motivo che oggi la San Leon Energy ha deciso di spostare il tiro puntando sui giacimenti della bassa dove finora non c’è stata alcuna protesta nè alcun clamore.
Sui silenzi che circondano l’operazione, Giuseppe Torchio, ex presidente della Provincia, ha predisposto un’interrogazione a Salini e alla sua Giunta sottolineando come “in passato, tutte le richieste di ricerca di idrocarburi avvenivano previa informazione e coinvolgimento dei territori interessati anche in ragione delle specifiche competenze locali in materia di suolo, ambiente, sicurezza del territorio. Già lo scorso anno si erano diffuse notizie, asseverate da diverse prese di posizione dei media, di ricerche in fase di autorizzazione nel Cremasco, tra lo stupore dei sindaci dell’area, a partire da quello di Crema, Bruno Bruttomesso. Successivamente sono riemerse le preoccupazioni rispetto al cosiddetto “comparto Castelverde” che interessa decine di comuni del cremonese al confine con il bresciano”. “Oggi emerge la notizia, rilanciata da diverse agenzie e media locali e nazionali riferita ad una non meglio precisata richiesta da parte della multinazionale San Leon Energy di effettuare ricerche di idrocarburi in un’area estesa a ben 30 Comuni della pianura padana tra cui ben 26 nel basso cremonese e nel casalasco” – sottolinea ancora Torchio. L’ex presidente chiede “se le previgenti metodologie di coinvolgimento della Provincia e dei Comuni interessati da parte della Regione Lombardia e degli Enti competenti ai fini di recepire le necessarie autorizzazioni, collegate anche alle competenze in materia, siano tuttora operative oppure quando e come siano state modificate, se e quali informazioni si conoscano al riguardo anche per fornire ai Sindaci, ai proprietari delle aree ed alle popolazioni interessate tutte le informazioni del caso e se sia degna di una nazione civile la metodologia operativa che si registra nelle tre fattispecie descritte ove, in luogo di una democratica, trasparente e preventiva opera di informazione e collaborazione con le realtà istituzionali locali e le popolazioni interessate, società che talora assomigliano a “teste di legno” di altri ben più organizzati potentati energetici, la metodologia di procedere nel più assoluto silenzio e senza preventive azioni informative ed assemblee di coinvolgimento dell’opinione pubblica che andrebbe informata sulle procedure e sulle opportunità dei territori interessati”. Torchio chiede ancora “quali siano le ricadute economiche e le eventuali compensazioni territoriali, ambientali ed energetiche nelle tre fattispecie indicate e se esistano altre istanze tuttora in istruttoria a livello regionale e locale”.
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