“Subito la revisione del piano cave
ma non si tocchi la Melotta”
Alloni apre al documento della Provincia
Revisione del Piano cave provinciale di Cremona al centro dell’appuntamento della VI Commissione Ambiente del Consiglio regionale. E una significativa apertura arriva dal centrosinistra. Dopo l’illustrazione del testo a cura del presidente, è infatti intervenuto il consigliere del Partito Democratico Agostino Alloni.
L’esponente del centrosinistra ha ricordato che non si tratta di un nuovo piano, ma di una revisione, appunto, in quanto lo strumento è già stato approvato nel 2003 e quindi scade nel 2013: “E’ atteso dal territorio a 360 gradi – ha aggiunto –, sia da parte delle istituzioni, che dalla politica, che dalle associazioni ambientaliste, perché non va a modificare il volume del materiale da cavare”.
Alloni ha spiegato che due differenti situazioni sottendono l’attesa dell’approvazione del piano: “Da una parte c’è l’urgenza che venga votato perché ci sono casi, come la Cava Alberti di Crema, che aspettano da troppo tempo la ripresa della possibilità di cavare, quindi di lavorare. In questo contesto, anzi, ci troviamo in una situazione dove l’azienda, che sta soffrendo la crisi del settore edilizio, ha messo in cassaintegrazione i propri dipendenti e ne minaccia il licenziamento perché non arriva l’autorizzazione. Non si capisce dunque come mai si tergiversa”.
Dall’altro lato, però, coesiste la richiesta di inserimento nel piano di un nuovo giacimento di argilla, collocato nell’area della riserva naturale del Pianalto della Melotta, dove insiste un importante geosito. “Si tratta di un’area con tantissime tutele (Sic, Natura 2000, zona sismica, Piano territoriale di coordinamento provinciale, e persino Piano territoriale regionale) e nonostante ciò si vuole inserire un giacimento di quasi 3 milioni di metri cubi, giustificato solamente dal fatto che a chiederlo, attraverso un protocollo con la Provincia, sono i Comuni di Ticengo, Soncino e Casaletto di Sopra, in cambio di strade, rondò e soldi”.
Alloni ricorda poi che “gli imprenditori interessati a questo giacimento hanno un’enorme riserva a disposizione per almeno 10 anni. Non si capisce pertanto la fretta di inserire questo scempio ambientale quando l’anno prossimo alla scadenza del piano cave si potranno trovare soluzioni alternative ai siti tutelati”.
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