Cronaca

Veglione di Capodanno, meno cremaschi
nei ristoranti rispetto al passato
Vailati (Le Tavole Cremasche):
“Il calo c’è ma non clamoroso”

Brindisi un po’ amaro per la notte di San Silvestro. L’addio al 2011 si preannuncia meno spensierato del solito anche per i cremaschi, che con un occhio allo spread e uno all’inflazione scelgono di festeggiare in sordina. Oltre al già massacrato settore del turismo la ristorazione è la prima a soffrire il clima di austerità che a partire dal 31 dicembre si teme possa diventare il leitmotiv dei prossimi mesi. Il Natale tuttosommato non ha deluso i ristoratori, con un’affluenza nella media e un buon numero di prenotazioni last minute; meno ottimismo per il veglione che si prospetta sotto la soglia dell’anno passato. A tre giorni dal fatidico cenone le prenotazioni, in media, superano di poco la metà dei coperti disponibili, e anche in caso di clienti dell’ultimo minuto difficilmente si farà l’en plein. Secondo un’indagine di Confesercenti saranno 86 su cento gli italiani che celebreranno il nuovo anno stando in casa.

“Non è stato un dicembre straordinario – commenta il presidente dell’Associazione Tavole Cremasche Carlo Alberto Vailati – il calo c’è stato, anche se non clamoroso; la crisi si avverte e tra i consumatori c’è chi riduce i costi e chi sceglie di non spendere”; se per Natale il pranzo con i parenti è una tradizione irrinunciabile, per Capodanno buona parte dei cremaschi ha deciso di restare a casa o ha scelto soluzioni economicamente più convenienti.

Per tutta risposta i ristoranti avvertono il calo della domanda, e non tutti resteranno aperti la notte di San Silvestro; in molti cambiano formula, e invece del cenone con intrattenimento semplificano la serata con degustazioni ad hoc che terminino con il brindisi di mezzanotte. I prezzi oscillano tra i 45 e i 75 euro a seconda della soluzione proposta, che nella maggior parte dei casi esclude le bevande lasciando libera scelta al cliente.

 

I MENU’ NEL CREMASCO

Se il Natale si gioca sui sapori della tradizione, l’ultima cena dell’anno divide i ristoratori tra chi preferisce attenersi a menù classici e chi propone rivisitazioni particolari e abbinamenti coraggiosi. Gli antipasti impazzano con rivisitazioni che giocano tanto sui sapori che sulla consistenza: immancabile il formaggio Salva reinventato in mille modi, mentre con le carni imperano gli abbinamenti agrodolci e salumi e verdure diventano mousse di accompagnamento. Qualcuno gioca sui sapori etnici, altri preferiscono rimanere nel solco della tradizione proponendo sia portate di pesce che di carne più o meno elaborate. Anche i dolci non deludono: panettoni e torroni diventano semifreddi elaborati, e c’è chi per l’occasione dedica l’ultima portata al centocinquantesimo dell’Unità d’Italia con simpatici dessert tricolore.

Nessuno rinuncia al tradizionale cotechino con lenticchie in abbondanza, sperando che per una volta, come vuole la tradizione popolare, il piccolo legume sia davvero di buon auspicio per le tasche di ristoratori e commensali.

 

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