Acqua e privati, Salini e C. insistono
Riconvocati i sindaci (tutti contrari)
per domani sera. Perchè?
– nella foto i manifestanti mercoledì durante la riunione del Cda dell’Ato
Salini e C. insistono sulla gestione mista dell’acqua con una testardaggine degna di miglior causa, non tenendo in nessuna considerazione nè il voto pressocchè unanime dei sindaci della provincia (102 su 103 presenti), nè la scelta referendaria che ha sancito come l’acqua debba restare pubblica. Il Cda dell’Ufficio d’Ambito, azienda speciale della Provincia ha infatti riconvocato i sindaci per venerdì prossimo alle 18,30 (in una sede da definire) dopo che il Consiglio di Amministrazione dell’ente ha bocciato la richiesta di revoca delle deliberazioni precedenti con un voto giunto mercoledì sera intorno alle 21. Il Cda non ha deciso all’unanimità e si è spaccato sulla richiesta di revoca della proposta avanzata dai sindaci. Contro il ritiro della proposta il presidente Giampietro Denti e i Consiglieri Flavio Rastelli e Gianfranco Cavenaghi. A favore del ritiro (dunque in linea con la richiesta dei sindaci) Marco Cavalli, sindaco di Romanengo per il Pd. Astenuto l’assessore comunale Francesco Bordi, che ha inutilmente chiesto altri 30 giorni di proroga prima di mettere ai voti la proposta. Marco Cavalli (Pd) . “Non mi capitava da tempo, ma questa sera mi sono scandalizzato. La richiesta dei sindaci era chiara e precisa e questo era l’oggetto: richiesta di revoca. Questo non è stato fatto e lo trovo scandaloso”. Venerdì dunque si profila un nuovo braccio di ferro tra il presidente della Provincia, Massimiliano Salini, e i sindaci del territorio che, indipendentemente dall’appartenenza politica, avevano chiesto la revoca delle deliberazioni.
Andrea Virgilio, capogruppo del Pd in Provincia, dice: “Mi chiedo che ruolo voglia svolgere la Provincia di Salini, siamo oltre la forzatura politica, questo è un atto prepotente di rottura con il territorio e con le istanze più elementari della democrazia locale. Una classe dirigente responsabile dovrebbe costruire e condividere, dovrebbe garantire partecipazione e confronto, invece questa giunta si è blindata nel bunker, ha da sempre voluto ostacolare qualunque tipo di percorso concreto di interlocuzione con i sindaci e con i cittadini. E questo dovrebbe essere il ruolo della Provincia? Questa è la testimonianza più autentica della fine di un’istituzione che nella sua storia ha sempre garantito partecipazione, Salini l’ha purtroppo resa inconsistente e autoreferenziale fino all’estremo. Credo che in questa fase non sia solo in gioco la credibilità della giunta provinciale e delle forze politiche che la sostengono, oggi è in gioco soprattutto la relazione fra i sindaci e i loro cittadini e questo è qualcosa di molto più prezioso di qualche precario equilibrio di una politica lontana e criptata”.
Stefania Bonaldi, capogruppo del Partito Democratico a Crema e candidato sindaco per il CentroSinistra ha solo un aggettivo per definire quanto è accaduto mercoledì: “Incredibile. Incredibile la sordità del Cda dell’Ato: non hanno sentito e ascoltato la richiesta dei primi cittadini. Incredibile la forzatura che c’è su questa partita ove in assenza di un modello alternativo alla società mista si opta per una decisione che manda in archivio un referendum. Come ho più volte avuto modo di sottolineare nella mia campagna per le primarie la politica dev’essere fatta da persone competenti. Perché in altre province della Lombardia si sono pensate soluzioni che vanno incontro alla richiesta dei cittadini di mantenere il ciclo integrato dell’acqua pubblico e a Cremona, invece, che le sette società esistenti non sono in grado di sostenere un simile progetto?. In base a quali studi, progetti di sostenibilità si sono fatte queste valutazioni? Chi ha tirato la riga e deciso? Ancora una volta incredibile il fatto che una decisione così importante non abbia coinvolto i consigli comunali. Questa partita, come lo è per la New Co, doveva passare all’esame degli organi eletti”. La Bonaldi richiama in primis Bruno Bruttomesso alla coerenza e lancia un appello: “Il primo cittadino di Crema ha espresso con determinazione il suo parere che è quello di rispettare il referendum. Mi aspetto che venerdì non faccia passi indietro. Mi appello anche ai sindaci del Cremasco: in questa delicata fase, ove tra pochi mesi Crema andrà al voto, non possiamo lasciare che questa partita si risolva con così tanta superficialità. Ognuno di noi ha una grave responsabilità. Il vostro voto di domani dev’essere dettato da scelte rispettose della democrazia. A giugno i cittadini hanno scelto. Alla politica è dato il compito di rappresentare chi ci ha eletti e di trovare le soluzioni amministrative coerenti alle indicazioni referendarie”.
Critiche anche da Offanengo, dal consigliere comunale Alex Corlazzoli: “Il sindaco Gabriele Patrini, venerdì, dimostri di non essere manovrato da nessuno e scelga di essere coerente con l’impegno preso con il consiglio comunale offanenghese. Siamo di fronte ad un paradosso democratico: anche a Offanengo la maggioranza dei cittadini aveva scelto che l’acqua restasse pubblica ma ora il sindaco con una prova di forza mai vista potrebbe votare proprio contro i suoi cittadini. Se così fosse, la questione dell’acqua tornerà in consiglio e mi impegnerò a raccogliere le firme dei cittadini per chiedere le dimissioni di Patrini. Non possiamo assistere a scelte irrispettose della volontà referendaria senza fare nulla”.
Scrivono ai sindaci della provincia di Cremona le Acli provinciali: “Cari Signori Sindaci della provincia di Cremona, insieme ai cittadini, siamo decisamente stupefatti di come, dopo il clamoroso esito referendario di giugno, ancora i nostri amministratori pubblici mettano in dubbio il fatto che l’acqua vada gestita in maniera totalmente pubblica e secondo criteri di utilità generale e non di profittabilità. In un quadro regionale in cui tutte le province che hanno intrapreso recenti scelte sul servizio idrico integrato (Bergamo, Como e Varese) si sono orientate ad una gestione interamente pubblica, risulterebbe ancora più inaccettabile un diverso orientamento per il nostro ambito territoriale. Si profila invece la possibilità di una collaborazione tra i sindaci lombardi in vista di una profonda revisione della legge regionale di riferimento, scritta prima dei referendum e colpita in importanti commi da una recente sentenza di illegittimità della Corte Costituzionale. Quindi, pur senza il tempo di verificare le ombre lunghe degli inquietanti retroscena recentemente denunciati dall’ex presidente Torchio, siamo sicuri che vi siano sufficienti elementi tali da respingere il forzoso tentativo in atto d’imporre una gestione privatistica delle acque, costituita dalla scelta della società mista e dalla previsione della remunerazione del capitale investito, pur abrogata dalla maggioranza assoluta degli elettori. Nella prossima Conferenza dei Comuni di venerdì 16 dicembre, siamo quindi convinti che saprete ripristinare un quadro rispettoso della volontà degli elettori e della legge, respingendo decisamente, con un voto inequivocabile, il Piano d’Ambito ostinatamente ripropostoVi”.